L’impianto elettrico è l’insieme di apparecchiature fisiche e meccaniche (contatore, di proprietà del distributore, quadro elettrico o centralino all’interno dell’abitazione, montante che collega i due, cavi, punti prese, punti luce, interruttori magnetotermici e sistema di messa a terra) che permettono all’energia elettrica di entrare in casa ed essere disponibile per gli usi domestici come accendere la luce, fornire corrente ad apparecchi come Tv, computer ed elettrodomestici, ed essere sempre disponibile nelle prese. Normalmente in una casa di nuova costruzione gli impianti sono a norma e certificati, come richiede il Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI) secondo la norma CEI 64-8 e la successiva Variante “V3” del 31/01/11; diverso è il caso di case vecchie nelle quali l’impianto elettrico potrebbe non essere a norma oppure più semplicemente potrebbe risultare usurato o rovinato dal tempo, dall’umidità o dalla mancanza di manutenzione. In questo caso, se si pensa a una ristrutturazione per beneficiare degli sgravi fiscali Irpef, il primo intervento da fare potrebbe essere proprio quello di mettere a norma l’impianto elettrico, un lavoro che aumenta la sicurezza della casa e di chi ci vive e sicuramente fa crescere anche il valore dell’abitazione in caso di vendita. Ma la domanda di chi sta per ristrutturare casa è: quanto costa rifare l’impianto elettrico?
Come rifare l’impianto elettrico a norma per avere la detrazione fiscale per la ristrutturazione della casa
Per rifare l’impianto elettrico a norma e ottenere così le detrazioni fiscali previste perla ristrutturazione della casa anche per il 2018 bisogna sapere che la norma CEI 54-8 stilata dal Comitato Elettrotecnico Italiano prevede 3 livelli di impianti elettrici: il Livello 1 è quello base, diffuso nella maggior parte delle abitazioni e tale da garantire le prestazioni minime necessarie; il Livello 2 conta un maggior numero di circuiti e prese; il Livello 3 prevede anche le funzioni di domotica per il controllo da remoto dell’abitazione. Ovviamente i livelli 2 e 3 danno maggior pregio all’abitazione ma anche un impianto di Livello 1 può essere perfettamente a norma purché realizzato da un professionisti certificato e abilitato che rilasci la Dichiarazione di Conformità e gli allegati che possono variare da comune a comune o da regione a regione.
Per rifare l’impianto elettrico all’interno di una ristrutturazione edilizia della propria casa bisogna sapere che esistono sostanzialmente due possibilità. La prima è quella dell’impianto elettrico esterno, realizzato senza lavori di muratura su pareti e pavimenti ma posando delle canaline posizionate lungo le pareti. È normalmente il genere di interventi che si fanno in edifici non adibiti ad abitazione, che sono sicuramente più economici ma anche normalmente meno eleganti dal punto di vista estetico.
Una ristrutturazione edilizia che preveda il rifacimento dell’impianto elettrico con i cavi che scorrono all’interno dei muri e sotto i pavimenti è invece un intervento decisamente più costoso in quanto richiede precisi interventi tecnici come la tracciatura, la scanalatura di muri e pavimenti, la collocazione di cassette, scatole e tubi, gli interventi di muratura correlati, il passaggio dei cavi elettrici, il cablaggio delle cassette di derivazione e ovviamente la verifica e il collaudo finale.
Ristrutturare casa: quanto costa rifare l’impianto elettrico
Con tutti i lavori necessari per mettere a norma l’impianto elettrico, quando si vuole ristrutturare casa è difficile capire quanto costa rifare l’impianto elettrico. Tenendo conto che non esiste un tariffario e che quindi ogni impresa o professionista può elaborare dei preventivi sulla base dei propri costi e della situazione di mercato locale, tuttavia una buona stima di quanto può costare rifare l’impianto elettrico si può fare sul conto dei punti luce.
Il numero dei punti luce è infatti il parametro sul quale la stragrande maggioranza delle imprese, degli artigiani e dei professionisti calcola il costo di rifacimento di un impianto elettrico. Mediamente il costo a punto luce varia dai 40 ai 50 euro, comprensivi dei lavori accessori necessari (tracciamento, interventi sulla muratura, etc) e dei materiali (cavi, scatolette, tubi, ma non il quadro elettrico e ovviamente non lampade, lampadine, faretti, etc). I punti luce sono tutti i punti dai quali è erogata l’energia elettrica, quindi le prese ma anche le lampade e non escluse le prese Tv, del telefono e altre come i termostati per il riscaldamento o il raffrescamento: normalmente in un’abitazione di circa 120 metri quadri ci sono circa 60 punti luce (è sempre la norma CEI a stabilire un numero minimo di punti luce e punti presa per locale e in base alla metratura).
Quindi, per un appartamento di 120 metri quadri senza particolari esigenze o richieste da parte del committente, il costo per il rifacimento dell’impianto elettrico all’interno di una ristrutturazione edilizia potrebbe oscillare tra i 2500 e i 3500 euro, comprensivi di manodopera e materiali.
Il rifacimento dell’impianto elettrico all’interno di una ristrutturazione è considerato un intervento di manutenzione straordinaria e gode della detrazione fiscale Irpef in 10 anni del 50% delle spese sostenute e dell’IVA agevolata al 10%. Per poter ottenere la detrazione fiscale è necessario effettuare i pagamenti con il cosiddetto bonifico parlante che abbiamo spiegato qui a fronte di regolare fatturazione.